Il ministro Carl Bildt replica a Julian Assange e all’Ecuador che gli ha concesso l’asilo politico

La Svezia: “Non estradiamo in paesi con pena di morte”

Carl Bildt

Julian Assange

LONDRA (Gran Bretagna) – Julian Assange e l’Ecuador, che gli ha concesso asilo politico, non dicono la verità quando affermano che il fondatore di Wikileaks non accetta di farsi estradare in Svezia – dove deve rispondere dell’accusa di duplice stupro – solo perché teme di essere nuovamente estradato negli Usa dove rischierebbe di essere condannato a morte per aver diffuso documenti americani segreti.
La legge svedese, infatti, vieta l’estradizione in un Paese dove è in vigore la pena di morte. Lo ha chiarito il ministro Carl Bildt: considerando le nostre procedure legali “noi non possiamo in alcun caso estradare (qualcuno) in un qualunque Paese dove potrebbe correre il rischio di affrontare la pena di morte. Anche un esame superficiale del sistema legale svedese avrebbe fatto capire al ministro degli esteri ecuadoregno che la maggior parte delle cose che stanno dicendo non stanno sono completamente campate in aria”.
Peraltro, lo stesso caporale Usa, Bradley Manning (la talpa che ha fornito ad Assange i documenti segreti Usa che lo hanno reso famoso) rischia “solo” l’ergastolo.
Malgrado sia sotto corte marziale con 23 capi di imputazione tra cui “connivenza con il nemico”, un reato per cui rischia la pena capitale, il procuratore ha già fatto sapere che non la chiederà.
Bildt, infine, ha poi ricordato che Stoccolma “vuole” Assange perché “l’aggressione sessuale”, di cui è accusato, “è considerato un grave crimine”.
Non solo. Per fugare ogni dubbio di una macchinazione ordita dagli Usa cui Stoccolma si è prestata per mettere le mani sul fondatore di Wikileaks, Bildt, ha ricordato che “il legale che ha gestito il caso è un avvocato di primo piano in Svezia, considerato molto a sinistra. Definirlo un agente della Cia, come ho letto in alcuni casi, è quantomeno bizzarro”. (Agi)

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