L‘Ordine dei giornalisti della Toscana e l’Assostampa sollecitano l’autoriforma entro agosto 2012

“Pubblicisti: grande incertezza, ma niente catastrofismi”

FIRENZE – Cari colleghi, c’è molta inquietudine tra tanti colleghi, iscritti nell’elenco pubblicisti, sugli effetti delle decisioni assunte prima dal governo Berlusconi e successivamente dal governo Monti.
L’inquietudine è giustificata, e purtroppo regna in un clima di grandissima incertezza come si può leggere dai media. Per questo, a tutt’oggi, è difficile esprimere valutazioni (e soprattutto previsioni) circa quello che accadrà alla nostra categoria, anche se riteniamo opportuno non dare credito a illazioni azzardate e prive di riscontro.
Anche se gli Ordini regionali non hanno competenza diretta, stiamo cercando di essere di stimolo e di pungolo alle riflessioni del Consiglio nazionale che nel novembre scorso ha creato un gruppo di lavoro per monitorare gli sviluppi ed essere interlocutore del ministero di Grazia e Giustizia. Ai nostri organismi nazionali chiediamo in tempi rapidi un autorevole intervento chiarificatore.
Come potete immaginare la situazione è molto fluida: nei due decreti (quello di “Ferragosto” e il “Salva Italia”), che peraltro riguardano tutti gli Ordini professionali, ci sono solo alcune indicazioni cui adeguarsi entro la fine del prossimo mese di agosto.
Al momento, una delle poche certezze riguarderebbe, l’individuazione del superamento di una prova professionale, come quella che attualmente sostengono i praticanti per accedere all’elenco dei professionisti, quale requisito fondamentale  per appartenere ad un Ordine  professionale e, dunque, anche al nostro. Ma niente viene detto in merito alle norme transitorie che, inevitabilmente, dovranno governare questa fase di passaggio.
Come fare allora a garantire la permanenza delle peculiarità del pubblicismo, che sono una caratteristica del giornalismo italiano e che l’Ordine dei giornalisti della Toscana chiede che venga salvaguardata e valorizzata? Come far transitare i tanti pubblicisti, che questa professione la svolgono come attività principale ed esclusiva, tra i professionisti?
Ricordiamo che l’Ordine dei giornalisti, già nel 2008, votò all’unanimità una proposta di riforma dell’Ordine che teneva in gran considerazione il ruolo del pubblicismo ma che tendeva anche a valorizzare e modernizzare l’accesso per chi voleva fare questa professione a tempo pieno. Quella riforma, purtroppo, non è mai stata presa in considerazione né dai governi che si sono succeduti né dal Parlamento.
Potete immaginare che di fronte abbiamo mille problemi che in questo momento non siamo in grado di valutare né di sviluppare, ma riteniamo che sia inopportuno azzardare previsioni catastrofiste e che, al contrario, serva un’iniziativa comune per riuscire a modernizzare il nostro Ordine, a cui i due decreti affidano nuovi importanti compiti in materia di formazione e di aggiornamento.
Proprio per questo a metà gennaio l’Ordine dei giornalisti della Toscana e l’Associazione della Stampa Toscana hanno intenzione di organizzare un’iniziativa pubblica su questo tema, coinvolgendo anche i colleghi toscani eletti negli organismi nazionali.
Permetteteci, infine, di esternare un sospetto che aleggia da qualche tempo. E cioè che al governo non interessi liberalizzare il mercato del lavoro abolendo Ordini professionali come il nostro che non hanno alcun strumento per influire su tale mercato, non avendo più neppure un tariffario minimo e rappresentando una professione divisa tra attività di lavoro dipendente e professione autonoma.
Il sospetto è che il reale interesse del governo abbia per oggetto il patrimonio che tutti gli Ordini e le relative casse di previdenza (risorse, beni immobili)  hanno da parte. Un sospetto malizioso che si ha, ad esempio, quando si ascolta la ministra Fornero parlare dell’Inpgi e degli altri istituti di previdenza autonomi che godono di ottima salute.
Il Consiglio dell’Odg della Toscana

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