La tv dice tutto su Avetrana, quasi nulla sul processo milanese. Due giornalisti calabresi diedero l’allarme nel 2007

Rai “omertosa” sulla ’ndrangheta in Lombardia

Roberto Natale, presidente Fnsi

ROMA – Oggi pomeriggio, su Rai Uno, nuova puntata della telenovela di Avetrana: la tragica morte di Sarah Scazzi ancora una volta al centro di una trasmissione di alto ascolto, come in questi mesi hanno fatto senza risparmio canali pubblici e privati.
Intanto, ieri a Milano, è giunto a sentenza un processo di straordinaria importanza contro la ‘ndrangheta: 110 condanne e la prova di infiltrazioni profondissime della criminalità organizzata in Lombardia.
Il delitto di Avetrana – vicenda tragica ma privata – non è ancora arrivato al processo e già è stato sviscerato in centinaia di ore di programmi. Il processo di Milano è vicenda pubblica, perché riguarda la penetrazione della ‘ndrangheta nel corpo di un’intera regione, nel suo tessuto economico, sociale, istituzionale, nella vita dei suoi cittadini. Eppure l’attenzione mediatica di cui è stato e sarà oggetto è  infinitamente più esigua.
Non ci si può rassegnare a squilibri informativi così pesanti, soprattutto quando a rendersene responsabile è il servizio pubblico. In questi giorni, sulla scia della formazione del nuovo governo, si intensifica il dibattito sulla necessaria trasformazione della Rai  e l’indispensabile superamento della legge Gasparri. Non c’è bisogno di aspettare la nuova legge, però, perché il servizio pubblico dia finalmente il segnale di aver capito che l’insistenza ossessiva su certi delitti fa forse bene agli indici di ascolto, ma nuoce molto alla credibilità e all’autorevolezza della Rai. Solleticare gli istinti più morbosi degli spettatori non è tra i compiti di una tv civile.

A DARE L’ALLARME, NEL 2007, SONO STATI DUE GIORNALISTI CALABRESI: POLLICHIENI E VOTANO

REGGIO CALABRIA – A proposito del maxiprocesso alla ‘ndrangheta in Lombardia, nel 2007, a dare l’allarme sono stati proprio due giornalisti calabresi: Paolo Pollichieni,attuale direttore del “Corriere della Calabria”, che all’epoca dirigeva il quotidiano “Calabria Ora”, e Francesco Votano del Tg1, consigliere nazionale dell’Unione Cronisti.
Pollichieni aveva dettagliatamente descritto il fenomeno con ripetute inchieste, mentre Votano lo aveva portato alla ribalta nazionale grazie ad un lungo dossier in uno spazio di approfondimento giornalistico del Tg1. All’interno del contenitore “Uno Mattina”, il servizio era stato, tra l’altro, commentato da due ospiti come la deputata Maria Grazia Laganà e l’allora sostituto procuratore della Dna Vincenzo Macrì, che aveva seguito l’inchiesta.
Francesco Votano aveva intervistato i sindaci dell’hinterland milanese intorno a Trezzano sul Naviglio documentando con filmati, il movimento terra, i negozi, le ville, le aziende appena sequestrate dalla Procura Nazionale Antimafia.
Il giornalista calabrese del Tg1 aveva, tra l’altro, ricostruito la lunga storia della criminalità organizzata in Lombardia appannaggio prima dei mafiosi siciliani e successivamente degli ‘ndranghetisti calabresi. Questi ultimi, infatti, mandati dallo Stato al soggiorno obbligato in quelle terre, successivamente avevano acquistato terreni, ville, costruito aziende, dedicandosi ad attività, come si evince dagli atti del processo, di natura criminale, estorsiva, corruttiva e coercitiva. (GC)

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