Se il giocatore della Nazionale soffre di “sindrome di accerchiamento” potrebbe starsene a casa

La solita “cassanata”: insulti e scuse al giornalista

Antonio Cassano ha veramente rischiato di rimanere in mutande

Cesare Prandelli

FIRENZE – Un mese fa si era inginocchiato di fronte al preparatore azzurro Venturati, a favore di telecamere, per scusarsi e cancellare ogni dubbio sull’arrabbiatura del giorno prima, in allenamento, per un fuorigioco non fischiato. Questa volta Fantantonio è scivolato di nuovo in una vera e propria “cassanata”. E ha messo in serio imbarazzo il ct Prandelli, coerente fautore di un codice etico che prima del n. 10 della Nazionale aveva escluso dalla maglia azzurra giocatori rei di gesti di scorrettezza.
Prima gli insulti a un giornalista del Corriere dello Sport, Andrea Santoni, a Coverciano. Poi il colloquio a quattr’occhi con il ct, e le scuse del giocatore, con stretta di mano per “chiudere lo spiacevole episodio”, come definito dalla Federcalcio. Ma l’attaccante azzurro ha rischiato di esser fuori dal gruppo azzurro, impegnato venerdì in Serbia e poi martedì a Pescara contro l’Irlanda. Perché del codice di comportamento Prandelli ha fatto una vera e propria linea di demarcazione. “Mister, mi sa che ho fatto una cagata”: più o meno questo il modo in cui Cassano ha raccontato cosa era successo a Prandelli, pronto ad arrivare fino all’esclusione del suo fantasista se la situazione non si fosse ricomposta con le scuse e una stretta di mano.
Il caso è scoppiato quando Cassano era al bancone del bar di Coverciano; alcuni addetti alla sicurezza hanno invitato i giornalisti ad allontanarsi. Ma a uno di loro che stava facendo una telefonata privata nella stanza adiacente, di fronte alla porta a vetri che la divide dal bar, Cassano ha rivolto offese pesanti, invitando gli addetti ad allontanarlo, e ricevendone un cambio una veemente richiesta di “rispetto”.
Altre volte – l’ultima l’altro ieri – Cassano aveva lamentato l’eccessiva presenza di telecamere e media attorno alle aree dei giocatori, e in particolare dietro di lui: una sindrome da accerchiamento difficile da sconfiggere.
Ma ieri lo scoppio d’ira è arrivato improvviso. Prandelli, non presente, è stato informato dallo staff federale, poi è stato il giocatore a cercarlo. Evidente il fastidio.
De Rossi, Balotelli, Ranocchia, questi i tre casi di giocatori le cui intemperanze erano costate la maglia azzurra. Caso diverso quello di Cassano, non in campo ma a Coverciano. E comunque deroghe ad personam non erano previste, tanto più per un scatto ritenuto “inaccettabile”. Poi Cassano ha “voluto scusarsi”. Gesto accettato, una stretta di mano con il giornalista per “archiviare equivoci e incomprensioni”.
Caso chiuso, Cassano vola con la Nazionale a Belgrado.

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