Dopo la manifestazione di ieri, a Roma, nuovo appuntamento il 12 ottobre sempre al Pantheon

“Il ddl intercettazioni devasta l’immagine dell’Italia”

La manifestazione di ieri sera davanti al Pantheon, a Roma

ROMA – Il disegno di legge sulle intercettazioni “devasta ancora di più l’immagine dell’Italia nel mondo”. Lo ha detto il segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi, intervenendo ieri sera dal palco allestito al Pantheon contro il ddl intercettazioni. “Oggi Paniz ha detto che bisogna determinare per legge anche il carcere fra le sanzioni per i giornalisti.
 Penso – ha aggiunto – che in questo caso siamo da considerare dei baluardi di libertà. Mandateci pure in carcere. Questo è un presidio che chiamerà altre piazze”.
 “Non ci arrendiamo a questa legge, ma sono sicurissimo che l’opinione pubblica, man mano che crescerà questo movimento, emetterà in breve tempo una sentenza da Corte suprema, inappellabile: questa legge, se sarà approvata dal Parlamento, sarà resa presto vana con ogni strumento”.

L’annuncio di un nuovo appuntamento è per il 12 ottobre, in concomitanza con il voto parlamentare sul ddl intercettazioni, sempre alle 17 al Pantheon, per continuare la protesta. Ad alternarsi sul piccolo palco, per poco più di due ore, davanti a circa un centinaio di partecipanti, oltre a Siddi c’erano, tra gli altri, il presidente della Fnsi, Roberto Natale, il segretario dell’Ordine dei giornalisti, Giancarlo Ghirra, Antonio Di Pietro (Idv), Paolo Gentiloni (Pd), Vincenzo Vita (Pd), Ottavia Piccolo, Pancho Pardi (Idv), Claudio Giardullo (segretario del sindacato di polizia Siulp-Cgil).
“Camera e Senato – ha detto Di Pietro – stanno in un altro mondo, ad occuparsi di intercettazioni e processo lungo, invece dei problemi reali. È come se fossero alla Sirte chiusi con Gheddafi. Chiediamo, supplichiamo, il Capo dello Stato di mandare un messaggio alle Camere, per richiamarle alle proprie responsabilità”.
Anche Roberto Natale ha commentato le dichiarazioni di Maurizio Paniz (Pdl), secondo cui per i giornalisti che pubblicano le intercettazioni potrebbe esserci tra le sanzioni anche il carcere: “Le sue affermazioni sono allarmanti, ma rientrano in questo complesso di norme che vogliono infrangere il diritto di sapere. Noi combatteremo contro l’approvazione di questo provvedimento in ogni modo, compresa una grande manifestazione nazionale. E anche se venisse approvato, abbiamo una raffica di iniziative che potremmo intraprendere, come il ricorso alla Corte europea dei Diritti dell’uomo, il ricorso alla Corte Costituzionale, l’obiezione di coscienza e anche il referendum”.
Franco Siddi si è detto, inoltre, “sicurissimo che l’opinione pubblica, man mano che crescerà questo movimento, emetterà in breve tempo una sentenza da Corte suprema, inappellabile: questa legge, se sarà approvata dal Parlamento, sarà resa presto vana con ogni strumento”.
Per Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil, “l’aver cambiato oggi l’emendamento sui blog fa parte di una tecnica parlamentare che già conosciamo di questo governo, attirare l’attenzione su una norma civetta su cui poi si cede per dimostrare disponibilità, ma noi siamo ancora qui”. Pardi dell’Idv ha lanciato una proposta: “Se l’energumeno di Palazzo Chigi riuscirà a far passare questa legge innominabile, i giornalisti potrebbero dare le intercettazioni ai parlamentari che leggendole in aula le renderebbero di pubblico dominio. I parlamentari dell’opposizione dovrebbero prendere quest’impegno”.
Fra gli interventi, quello di Giulia Innocenzi, responsabile per l’Italia di Avaaz, una delle più grandi organizzazioni di mobilitazione su Internet, con nel mondo 10 milioni di membri e 600 mila nel nostro Paese. “Porto qui simbolicamente le oltre 400 mila firme che stiamo continuando a raccogliere contro il ddl sul nostro sito”.
Chiusure lampo calate davanti alla bocca, mascherine di carta con scritto “Il bavaglio no, vergogna”, una signora con la bocca, le orecchie e gli occhi coperti dallo scotch e un cappello con scritto “Berlusconi, Bossi e Alfano ci vogliono così” sono fra le forme di protesta adottate dai partecipanti, circa un centinaio, al presidio organizzato davanti al Pantheon contro il ddl intercettazioni.
 Da poco meno di due ore, sul piccolo palco si alternano politici, giornalisti e rappresentanti della società civile.
Nella folla, composta da persone che vanno dai 20 anni agli oltre 70, c’era anche chi aspettava i politici sotto il palchetto per scambiare con loro qualche parola. Tra questi, Teresa e Caterina: “Hanno ragione a combattere questo decreto ma manca qualcuno che rappresenti veramente il popolo. Io contavo sulle donne – dice Teresa – ma quelle in Parlamento sono tutte sgallettate”. A colorare la piazza, anche qualche bandiera come quelle della Cgil, di Italia dei Valori e una “No Tav”.

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