La maggioranza approva il divieto di pubblicazione fino all’udienza-filtro. Giulia Bongiorno si dimette

Ddl intercettazioni: in Parlamento tira brutta aria

Giulia Bongiorno

Anna Laura Bussa

ROMA – Non si potrà pubblicare il contenuto delle intercettazioni fino alla cosiddetta udienza-filtro. Fino al momento, cioè, in cui il magistrato non farà una selezione tra gli ascolti rilevanti per il processo e quelli che non lo sono. E il divieto varrà anche per quelle intercettazioni che verranno trascritte in atti emessi prima di tale udienza come, ad esempio, le ordinanze di custodia cautelare.
È questo il punto di caduta, o meglio, il tentativo di mediazione che offre il Pdl al Terzo Polo nella speranza di riuscire ad allargare il consenso sul provvedimento, come spiega il capogruppo del Pdl in Commissione Giustizia della Camera, Enrico Costa, “oltre il confine della maggioranza”. Ma centristi e finiani restano freddi di fronte alla mano tesa dei berlusconiani.
Il presidente della Commissione Giustizia di Montecitorio, Giulia Bongiorno, che ha lavorato per circa due anni alla stesura del ddl insieme al legale del premier Niccolò Ghedini, dice no a un ulteriore stravolgimento del testo e minaccia di fare “un passo indietro” come relatore del provvedimento. “Onestamente, non me la sento di essere relatore di un testo diverso”, dice in una conferenza stampa comune del Terzo Polo convocata nel pomeriggio per rispondere alla proposta del Pdl.
Aggiungere dei “pezzi del ddl Mastella” alla versione licenziata dalla Commissione Giustizia e ora all’esame dell’Aula, sarebbe un “vero obbrobrio”. In più, aggiunge il centrista Roberto Rao, ci sono altre parti della riforma che andrebbero riviste: la norma ormai nota come “ammazza-blog”  e quella secondo la quale debba essere un collegio di tre magistrati ad autorizzare o a prorogare gli ascolti.
“È questo un lusso – aggiunge Rao – che il sistema giudiziario non può permettersi, anche perché con il sistema delle incompatibilità si porterebbero i piccoli e i medi tribunali alla paralisi”.
Il Terzo Polo, insomma, dice no al tentativo di mediazione del Pdl e rilancia su due questioni piuttosto spinose, una delle quali, quella del tribunale collegiale, venne proposta all’epoca proprio da Giulia Bongiorno, come ulteriore “sforzo” nella trattativa con Ghedini. L’Udc, però, non se la sente di sbattere completamente la porta in faccia ai berlusconiani che comunque “qualche passo indietro hanno fatto” e così, sempre Rao, avverte che ritirerà le questioni pregiudiziali presentate contro il ddl intercettazioni e che si asterrà su quelle presentate dal resto delle opposizioni.
Questa decisione viene considerata come “un gesto significativo” dal capogruppo del Pdl in Commissione, Enrico Costa, autore dell’emendamento-compromesso. “Non ci aspettavamo subito un sì alla nostra proposta di mediazione – sottolinea Costa – ma la decisione di ritirare le pregiudiziali la guardiamo assolutamente con favore”.
“Il nostro emendamento – prosegue Costa – spero diventi concretamente una base di lavoro comune”. Se l’Udc dice no pur senza usare i toni dello scontro, il Pd alza invece le barricate. “Faremo un’opposizione dura”, assicura il segretario Pier Luigi Bersani. “Metteremo in atto tutte le azioni di contrasto parlamentari che potremo”, promette il capogruppo Dario Franceschini.
L’emendamento del Pdl di ieri, rincarano la dose Andrea Orlando e Donatella Ferranti, “è un grave passo indietro” visto che le intercettazioni contenute in atti come le ordinanze di custodia cautelare o i decreti di perquisizione, “hanno già superato il vaglio di rilevanza e pertinenza del gip”.
Ad allargare lo schieramento del no al Ddl, è arrivato in serata anche Wikipedia, che ha inscenato una protesta preventiva: dopo aver pubblicato un lungo comunicato contro l’iniziativa del governo sta, infatti, impedendo la visitazione delle pagine dell’edizione italiana dell’enciclopedia che rimandano tutte alla nota di protesta.
Il capogruppo del Pdl in commissione Giustizia della Camera, Enrico Costa, è il nuovo relatore del ddl Intercettazioni. Enrico Costa prende il posto di Giulia Bongiorno, presidente della commissione Giustizia di Montecitorio, che si è dimessa per protesta contro la decisione della maggioranza di approvare l’emendamento messo a punto dallo stesso Costa con l’obiettivo di rendere impubblicabili le intercettazioni fino all’udienza filtro. “Questo è uno strappo – dice Donatella Ferranti (Pd) – inaccettabile. Non vogliono dialogare”.
L’Aula della Camera ieri ha bocciato le questioni pregiudiziali di Pd e Idv al testo sulle intercettazioni. Le pregiudiziali di costituzionalità sono state respinte con 307 no (Pdl e Lega), 230 voti a favore
(Pd e Idv) e 63 astenuti (i deputati del Terzo polo).  Sostanzialmente analogo il risultato della votazione sulla pregiudiziale di merito: 229 sì, 307 no e 64 astenuti.
In Aula si discuterà di intercettazioni fino a domani all’ora di pranzo, per riprendere mercoledì 12, dopo il via libera al Def. A seguire ci sono due mozioni e il ddl anticorruzione.
Avranno obbligo di rettificare entro 48 ore solo le testate on-line che risultano registrate. E’ questo l’accordo bipartisan raggiunto in Comitato dei Nove, che sta esaminando il ddl Intercettazioni. La proposta è il frutto di alcuni emendamenti presentati da Zaccaria (Pd) e Cassinelli (Pdl).

I COMMENTI

ENRICO COSTA (Pdl) – L’emendamento presentato al ddl intercettazioni che impedisce la pubblicazione del contenuto degli ascolti fino al momento dell’udienza filtro è considerato dal capogruppo del Pdl in commissione Giustizia della Camera “un punto di mediazione”, “una base di lavoro”. “L’emendamento depositato ieri – spiega Costa – costituisce una base di lavoro che speriamo possa contribuire all’allargamento, oltre ai confini della maggioranza, dell’area di consenso sul ddl”. «Il nostro emendamento, infatti – prosegue il deputato del Pdl – costituisce un punto di mediazione tra coloro che avrebbero voluto una maggiore restrizione del termine di pubblicazione delle intercettazioni ritornando tout court al ddl Mastella, e coloro che, invece, vorrebbero approvare il testo uscito dalla commissione Giustizia di Montecitorio”. L’emendamento, infatti, ricorda Costa, “riconosce il ruolo essenziale dell’udienza-filtro come momento di selezione tra le intercettazioni utili per il processo e quelle irrilevanti e quindi private, da non diffondere. Questo obiettivo si può raggiungere solo evitando che prima dell’udienza-filtro il testo delle intercettazioni venga veicolato sui giornali attraverso atti, come ad esempio l’ordinanza di custodia cautelare, emessi prima dell’udienza-filtro”.
PD – “L’emendamento Costa è un grave passo indietro rispetto al testo approvato in commissione Giustizia”. Lo dichiarano il responsabile Giustizia del Pd, Andrea Orlando e la capogruppo democratica nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti. “Estendere il divieto di pubblicazione del contenuto delle intercettazioni telefoniche anche a quelle che hanno già superato il vaglio di rilevanza e pertinenza del Gip e che sono riportate nelle ordinanze di custodia cautelare e nei decreti di perquisizione, sequestro e ispezione, è un’inammissibile violazione del diritto di cronaca che lede i principi costituzionali e quelli della Corte europea dei diritti dell’uomo. La non pubblicabilità di fatti sostanzialmente pubblici rischia, inoltre, di alimentare un mercato nero delle notizie e rendere opaca l’informazione. La proposta del Pdl è un de profundis per la cronaca giudiziaria”, conclude.
PIER LUIGI BERSANI (Pd) – “Sono morte quattro donne che venivano pagate 4 euro l’ora, c’é il declassamento di Moody’s e noi siamo qui a parlare di intercettazioni. Il governo ha perso totalmente la presa sul Paese, pensa solo agli affari suoi. Questo si vede in Italia ma lo vedono anche all’estero”. E’ lo sfogo del segretario Pd Pier Luigi Bersani.
PIERFERDINANDO CASINI (Udc) – “Noi stiamo dimostrando con la nostra astensione sulle pregiudiziali che se vogliono fare una legge seria per impedire gli abusi nelle Intercettazioni c’é lo spazio. Se vogliono fare qualcos’altro è chiaro che non potremo essere complici di questa cosa”. Lo dice il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini che sembra però pessimista sulla possibilità di fermare l’offensiva del Pdl: “questa è l’aria che tira e tira molto forte”, dice.

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