Costituiscono l’ossatura dell’informazione e cancellarli per legge sarebbe una sconfitta per tutto il giornalismo

Senza pubblicisti Ordine e Sindacato al collasso

Attilio Raimondi

MESSINA – E’ antica la questione dei pubblicisti italiani e della loro appartenenza all’Ordine dei Giornalisti. I “professionisti” li hanno visti sempre come il fumo negli occhi.
Io non intendo intrattenermi in discettazioni costituzionali e giuridiche. Affermo, invece, senza tema di smentita che i pubblicisti italiani sono ormai da anni il nerbo della professione. E’ questo un assunto indiscutibile.
Certo, i professionisti, ovunque si trovino – giornali, radio, televisioni e web – “li guardano, li utilizzano…ma non li vedono”. Mah! Peggio per loro.
Io che da un trentennio vivo nelle istituzioni ordinistiche, che sono stato nel mio Ordine regionale della Sicilia per tre mandati vice presidente, che ho fatto parte dell’Esecutivo nazionale con presidenti che vanno da Beppe Morello a Guido Guidi, da Gianni Faustini a Mario Petrina, che ho avuto l’onore di fare il consigliere Tesoriere, dico solo una cosa: state attenti ad “espellere” i pubblicisti dall’Ordine.
75 mila iscritti rappresentano l’ossatura economica degli Ordini regionali e di quello nazionale. La loro fuoriuscita “per legge” significa il fallimento, in senso tecnico, giuridico e civilistico dell’istituzione. Fuori i pubblicisti significherà andare l’indomani in tribunale a depositare i registri. Il resto poi si racconterà.
I pubblicisti sapranno trovare il loro spazio vitale ed operativo ovunque: nei giornali ed in ogni altro segmento professionale. Tratteranno loro, o le loro “nuove” rappresentanze con i direttori, con gli editori, con la Fieg e sapranno ritagliarsi quello spazio professionale, deontologico e morale finora loro disconosciuto.
Lo sappia questo anche il sindacato dei giornalisti, unico ed unitario ma anch’esso sempre ostico col mondo soprattutto, quello nuovo, dei pubbliicisti italiani. La parola fine si scriverà alla fine di questo percorso.
I pubblicisti svolgeranno, con serietà e determinazione, il loro ruolo di attori e protagonisti del giornalismo italiano, a partire da questa improvvisa ed incredibile riforma legislativa.

Attilio Raimondi
Consigliere nazionale dell’Ordine dei Giornalisti

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