La storica emittente della diocesi di La Spezia potrebbe essere cancellata dal taglio delle frequenze

Tele Liguria Sud rischia di chiudere dopo 34 anni

LA SPEZIA – La redistribuzione delle frequenze televisive rischia di far chiudere Tele Liguria Sud (Tls), la storica emittente diocesana spezzina, nata nel 1977, che trasmette nelle province della Spezia e Massa Carrara.
“Con la tecnologia del digitale terrestre – ricorda il direttore editoriale Italo Lunghi – l’offerta di ogni emittente si moltiplica per sei. Infatti, in ogni frequenza possono essere trasmessi sei canali televisivi diversi.
Tuttavia, parte dello spazio – nove frequenze – è ora destinato ai servizi di telefonia mobile di quarta generazione, secondo quanto stabilito dall’Unione internazionale delle comunicazioni. E tale spazio è stato ricavato dalle frequenze delle Tv locali. Di tali emittenti, quasi duecentocinquanta ora rischiano il black-out”.
“Il taglio – spiega il direttore di Tls – non tocca minimamente le Tv nazionali, le cui frequenze (due terzi del totale), sono rimaste inalterate. Inoltre, sei nuove frequenze saranno assegnate gratuitamente ad alcune delle televisioni nazionali più strutturate, rafforzando così l’oligopolio di Rai, Mediaset, Telecom Italia, Sky, Espresso, Rcs Disney”.
Il bando per assegnare le frequenze rimaste – spiega ancora Lunghi – prevede quattro criteri di valutazione delle emittenti: numero di dipendenti a tempo indeterminato, patrimonio al netto delle perdite, copertura del territorio, longevità. Le televisioni comunitarie, tra cui Tele Liguria Sud, vivono grazie al lavoro dei volontari, ed hanno un tetto di tre minuti all’ora per i messaggi pubblicitari. Quindi, i parametri di valutazione favoriscono le televisioni commerciali”.
“Il piccolo indennizzo per le emittenti escluse – afferma il direttore di Tele Liguria Sud – è poca cosa rispetto agli investimenti necessari per la digitalizzazione. Inoltre, c’è l’ipotesi che, dei sei canali di ogni frequenza, alcuni vengano riservate alle televisioni escluse che, così, non sarebbero oscurate, ma per trasmettere pagherebbero un affitto al proprietario della frequenza”.
Per scongiurare il pericolo chiusura, varie associazioni, tra cui il consorzio delle televisioni cattoliche Corallo, stanno trattando con il Ministero dello sviluppo economico per raggiungere un’intesa che salvaguardi le televisioni del territorio.
Per Rifondazione Comunista della Spezia “sarebbe una grave perdita per i cittadini, dato l’importante servizio offerto da oltre trent’anni dall’emittente locale di piazza Europa. In tempi di quasi monopolio culturale e di stampa, le tv territoriali rappresentano una boccata d’ossigeno per l’informazione alla quale moltissime persone fanno riferimento per essere informate sugli avvenimenti del proprio territorio.
Con questo provvedimento il governo Berlusconi, già titolare del duopolio Rai-Mediaset e autore nel 2004 della famigerata «legge-Gasparri», ucciderebbe gran parte di quel sottobosco televisivo che non risponde al proprio controllo, contribuendo così a consolidare sempre più quel regime mediatico di fatto già esistente in Italia da molti anni”.
Tele Liguria Sud è nata nel 1977, subito dopo la Sentenza del ‘76 della Corte Costituzionale che liberalizzò le trasmissioni via etere su scala locale.
L’idea è di un sacerdote della Spezia, don Armando Dino Viviani, che crede profondamente nella televisione come mezzo di comunicazione sociale: costruire un’emittente laica di impronta cattolica, ma che non sia una tv confessionale che trasmette solo programmi religiosi. Direttore della testata giornalistica è Paolo Carrozzi.

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